SANTA GIOVANNA ANTIDA THOURET
Fondatrice della Congregazione delle Suore della Carità
(1765-1826)
di Sr Antida Casolino
Il 27 novembre del 1765 Giovanna Claudia Labbe e
Gianfrancesco Thouret vedono venire alla luce nella loro vasta casa di Sancey-le-long,
presso le rive del torrente Baume, in Franca Contea, la bimba attesa dopo tre
fratelli, Giovanna Antida.
In seguito, la famiglia ingranditasi per la nascita di altri figli, continua
a vivere serena tra il lavoro dei campi e la conciatura e il commercio di pelli
e tra impegni sociali e politici; il padre sarà sindaco e due fratelli
si arruoleranno per servire nell'esercito del re giungendo "a gradi distinti"
Non si minimizzano le sofferenze per la difficile convivenza con una zia e per
la precaria salute della mamma, la quale pur essendo stata devotamente curata
e assistita dalla figlia, muore ancora giovane.
La conduzione familiare, per volere del padre, passa nelle mani di Giovanna
Antida che è affiancatala da una giovane inserviente, purtroppo rivelatasi
ben presto corrotta. Il turbamento di Giovanna Antida, a sedici anni, si dissolve
solo con il voto di verginità pronunciato ai piedi dell'altare, nella
cappella dell'Immacolata, in parrocchia.
Le giornate in casa Thouret si svolgono nella laboriosità, nella semplicità,
nell'accoglienza. Il rapporto di Giovanna Antida con la madrina è di
speciale confidenza. La sua salute non proprio florida non ammette negligenze,
ritardi, indifferenze nei confronti della famiglia, del vicinato, della parrocchia,
di tutti quelli che a lei ricorrono. Il suo tratto serio e dolce, è compenetrato
di saggezza, di compassione, di gentilezza, di nobiltà d'animo.
Don Lambert, il suo parroco, non esita ad affidarle la responsabilità
della scuola di catechismo e l'animazione del gruppo delle giovani, perché
non gli sono sfuggiti l'impegno da lei profuso nell'apprendimento durante le
sue lezioni e l'atteggiamento amorevole nei confronti dei poveri.
Ad un certo punto, Giovanna Antida, si pone il problema del suo futuro e, pur
avvertendo una forte attrattiva per la vita di preghiera in ambiente claustrale,
comincia a pensare se la sua vita non possa essere dedita alla cura e all'assistenza
dei malati. Il padre vi si oppone con tutte le forze e le prospetta una bella
opportunità matrimoniale con presentazione del benestante futuro sposo,
e di tutte le convenienze sociali ed economiche conseguenti.
La preghiera a Dio, il dialogo con il padre l'aiutano nel discernimento e nella
scelta. Quando ha 22 anni la sua decisione rivela propensione per chi soffre,
spirito di umana solidarietà, fattiva carità. Allontanata l'idea
del Carmelo, le suore di San Vincenzo de' Paoli di Parigi possono fare al suo
caso, più che le Ospedaliere di Baume-les-Dames.
Nel 1787, Giovanna Antida, presso l'ospedale di San Lorenzo, a Langres muove
i primi passi nella vita religiosa tra le Figlie della Carità. Dopo tre
mesi di Postulato, il giorno di Ognissanti raggiunge Parigi per iniziare il
tempo del "seminario"-noviziato nella casa madre. Nonostante la sua
salute precaria si distingue per dedizione, carità e prudenza, sempre,
anche negli altri ospedali ai quali viene assegnata.
Nel 1789 in Francia scoppia la Rivoluzione. Gli Ecclesiastici che non aderiscono
ai suoi principi e le Religiose che respingono il giuramento alla Repubblica,
vengono allontanate. Inizia un periodo molto difficile per le Comunità
che si rifiutano di abiurare e che non vogliono aderire alle leggi rivoluzionarie.
Molte persone vengono tormentate da emarginazioni sociali, vengono deportate,
perseguitate con la violenza e martirizzate. Anche Giovanna Antida verrà
tramortita con il calcio del fucile da un soldato. L'alternativa può
essere la clandestinità nei piccoli centri rurali o nella fitta vegetazione
delle foreste o nel cavo delle grotte, dove porta soccorso ai sacerdoti non
giurati nascosti, rischiando la propria vita.
Incomincia la soppressione delle famiglie religiose. Anche le Figlie della Carità
di San Vincenzo de' Paoli devono sciogliersi e rifugiarsi nei paesi di origine.
E' l'ottobre del 1793. Giovanna Antida, trova scampo a Besançon, ospite
di una cara amica, la signora de Vannes. Qui si dedica all'assistenza dei malati
e a quei sacerdoti che per la loro fedeltà al Papa e alla Chiesa sono
stati incarcerati e, dopo qualche tempo prova a rientrare a Sancey. L'impegno
parrocchiale, la cura di malati, di bambini, di poveri, l'attivazione di una
piccola scuola, sono da lei sostenuti nonostante le intimidazioni dei Commissari,
ai quali resiste, ma di fronte ai quali dovrà cedere, nel 1794, quando
la Convenzione ristabilirà il servizio scolastico.
Giovanna Antida riesce a sottrarsi alle persecuzioni della polizia distrettuale
e pensa di raggiungere la sorella, Giovanna Barbara, presso una comunità
religiosa itinerante, detta dei Solitari, il Ritiro cristiano, fondata dal padre
Antonio Receveur, che desidera avere Giovanna Antida perché possa dedicarsi
al servizio dei malati. Questa comunità è perseguitata, calunniata
ed esiliata proprio mentre Giovanna Antida la sceglie per aderire alla Volontà
di Dio.
Purtroppo lo stile di vita e i criteri poco evangelici adottati da una Religiosa
responsabile e da alcuni Religiosi non sembrano rispondere ai dettami della
coscienza di Giovanna Antida che, dopo lungo e sofferto riflettere e peregrinare
lascia la comunità.
Per quasi due anni vagherà, da straniera, alla ricerca della Volontà
di Dio, tra la Svizzera, l'Austria e la Germania in mezzo all'indigenza, ai
pericoli, alle umiliazioni, fino a quando a Landeron, a qualche chilometro dalla
frontiera francese, sembra che Dio si riveli con più chiarezza: alcuni
preti francesi, i Vicari di Besançon, de Chaffoy, Bacoffe, Beauchet constatata
la riabilitazione -da parte della Francia- della Chiesa cattolica, le chiedono
di occuparsi, nella loro Diocesi, dei bambini e degli ammalati.
"Prendete con voi altre giovani e le formerete come siete stata formata
voi stessa, poi fonderete a Besançon un Istituto per l'istruzione della
gioventù e per l'assistenza dei malati poveri"
"Dio parla
per mezzo dei Superiori, ed io mi trovo ad essere il vostro. Pertanto vi comando
di rientrare in Francia entro quindici giorni, per aiutarci a ristabilire nella
nostra diocesi la fede e i buoni costumi, seguendo l'esempio dei nostri santi
protettori Ferreol e Ferieux" (Cosi', Mons. De Chaffoy secondo Memorie
di pure verità di S.ta Giovanna Antida).
Ritenendo di dover obbedire, perché è Dio che si manifesta, Giovanna
Antida, si mette all'opera, sia pure per breve tempo, ossia fino alla caduta
del governo dei moderati, al quale fanno seguito le giornate del "Secondo
Terrore" piene di violenze e di soprusi. Siamo nel 1797.
Minacce e intimazioni non la scoraggiano mentre porta avanti il suo lavoro.
Purtroppo non può evitare di nascondersi ancora, perché ricercata,
in un retrostalla di La Granges.
Quando ottiene un certificato di Libera cittadinanza ed è richiamata
e incoraggiata dai Vicari di Besançon, Giovanna Antida tenta di avviare
una nuova scuola libera, gratuita e cattolica, insieme alla distribuzione di
brodo ai poveri. Subito verrà identificata, assieme al alcune compagne
che si sono unite a lei, come quella delle "Suore del brodo e delle piccole
scuole".
L'11 aprile 1799 è la data della prima pietra della sua fondazione che
diventerà, nel tempo, la Congregazione delle Suore della Carità,
in via Des Martelots, a Besançon. La sua opera viene apprezzata dalle
autorità civili che le chiedono di occuparsi anche di Bellevaux, una
prigione di Besançon dalla triste reputazione, una "cloaca",
"anticamera dell'inferno", dove abitano alienati, prostitute, ladri,
bambini abbandonati. In questo luogo, la Fondatrice, esprimerà tutto
il suo talento di educatrice a servizio dei prigionieri, procurando loro non
solo di che nutrirsi, ma organizzando anche il lavoro, con la possibilità
di riscuotere un salario, al fine di far ritrovare la dignità di uomini
e di donne e di esprimere la propria fede attraverso la preghiera, la buona
condotta, l'altruismo.
Il 3 ottobre 1810 il primo gruppo di giovani e Giovanna Antida stessa si preparano
per il loro atto di consacrazione a Dio, nelle mani di Mons. De Chaffoy.
Tra il maggio e il settembre del 1802, ella scrive la Regola di vita a Dôle
che sarà consegnata alle sue figlie nel novembre del 1804, dopo che il
nuovo vescovo, Mons. Lecoz, le avrà approvate con il disappunto del Bacoffe,
offeso per il non riconoscimento di un ruolo di primo piano nella fondazione.
La famiglia delle giovani si allarga e anche le fondazioni aumentano.
La fama di Giovanna Antida impressiona bene Letizia Bonaparte che darà
il nome di Suore della carità di Besançon alla sua famiglia religiosa,
durante la riunione delle Superiore Generali delle Suore Ospedaliere, a Parigi
nel 1807. Nel 1810, dopo l'approvazione giuridica degli statuti delle Suore
della carità, firmata dall'Imperatore, l'Imperatrice propone l'insediamento
di una fondazione nel regno di Napoli, richiesta veramente sorprendente per
quel tempo.
A Napoli Giovanna Antida trova una città dal volto contraddittorio, non
solo perché è il centro più popolato di un vasto Regno,
ma anche perché la sua vita poggia su una struttura burocratica costituita
da diversi strati sociali, il più basso dei quali composto da una massa
enorme di poveri, disoccupati, mendicanti, quei poveri che una lunga serie di
dominazioni straniere e di sfruttamento economico hanno prodotto.
Qui si trova a confronto con una organizzazione sociale molto gerarchica: nella
città i ricchi occupano gli appartamenti in alto nelle case e i poveri
si ammassano nelle zone basse, tanto che queste due classi sociali si incontrano
a fatica. La disparità sociale si nota in ogni più piccola azione.
Per esempio, i poveri non possono entrare nei conventi, essi suonano, le Suore
li ricevono alla porta e consegnano alimenti e vestiti. Le "Monache",
che affollano i Monasteri, non escono mai per le strade.
Giovanna Antida comincia subito a conoscere questa cultura così diversa
dalla propria, e trova, a modo suo, il sistema per trasformarla. Apre una scuola
e, senza unire subito bambini poveri e ricchi, mette le classi di fianco l'
una all'altra. I bambini sono dunque invitati a parlarsi, a guardarsi, a conoscersi,
a stare insieme.
Apre pure una farmacia nel cuore del monastero di Regina Coeli dove ha preso
dimora e i poveri sono invitati ad attraversare la casa per andare a prendere
i medicinali
sono a casa loro ! Le Suore non esitano ad uscire dalla loro
casa per andare a visitare i poveri nelle loro abitazioni. Sono le Suore a fare
il primo passo senza costringere i poveri a elemosinare il loro amore ed il
loro aiuto.
Fin dall'inizio, con l'arrivo di numerose giovani, Giovanna Antida aveva scritto
in Francia una Regola di Vita che aveva mediato dall'esperienza vissuta tra
le Figlie della carità, dal Vangelo della Carità, dallo studio
dei gesti e dei movimenti da porre in atto in ambienti e tra persone diverse,
ispirandosi al suo modello e protettore, San Vincenzo de' Paoli.
Ora, le sembra giunto il momento di sottoporla al Papa per ricevere la sua approvazione,
per sentirsi a servizio della Chiesa una, santa, cattolica, apostolica, romana,
per mettersi a disposizione anche per un' eventuale chiamata a servire i poveri
direttamente a Roma. Il riconoscimento pontificio seguito molto da vicino da
lei stessa che dimora a Roma per quasi due anni, avverrà nel 1819 ad
opera del Papa Pio VII, il quale darà all'Istituto il nome di "Figlie
della Carità sotto la protezione di San Vincenzo de' Paoli".
Piena di gioia per un tale dono Giovanna Antida comunica la notizia alle sue
Figlie francesi.
Nel giugno del 1821 riesce a tornare in Francia, ma ella viene interdetta di
avvicinarsi. A Besançon la situazione è molto cambiata, alcuni
sacerdoti e il Vescovo non accettano l'approvazione dell'Istituto e delle Regole
da parte del Papa ed impediscono alle suore di riconoscere la stessa Giovanna
Antida come Madre Generale.
La sofferenza è grande. Giovanna Antida non ottiene nulla dopo vari tentativi
di dialogo, di invio di lettere, di preparazione del memoriale giustificativo,
della messa a punto di appuntamenti, di incontri anche con il nuovo Vescovo
di Besançon, Mons. De Pressigny.
Nell'estate del 1823, lasciata Parigi, dopo aver raggiunto Besançon e
dopo essere stata rifiutata, confidando in "Dio solo", (motto che
in precedenza aveva scelto per le Suore) e in Gesù crocifisso, suo Sposo
e suo modello, prende la via del ritorno a Napoli.
Le rimarranno solo tre anni di vita, spesi nel lavoro apostolico, nella formazione,
nell'apertura di nuove opere, senza mai lasciarsi sfuggire sentimenti di ribellione
per l'ingiustizia che subisce, anzi, rallegrandosi per la fedeltà delle
suore della Savoia e di Vercelli, perdonando i suoi nemici e pregando per tutte
le sue Figlie, quelle vicine, quelle lontane, quelle future.
La Madre Giovanna Antida non ha mai accettato come situazione normale e definitiva
questa separazione "imposta". Vi si era rassegnata come a un male
che doveva subire, aspettando "l'ora dell'onnipotenza di Dio", sicura
che "quell' ora, presto o tardi, sarebbe arrivata" (a Sr. Genoveffa
Boucon, 7 marzo 1822).
Il 18 Agosto 1826 è colpita da emorragia cerebrale. La sera del 24 agosto
lascia questa terra per il cielo.
Il 16 luglio del 1900 viene introdotta la Causa di Beatificazione. Il riconoscimento
dell'eroicità delle sue virtù ci sarà il 9 luglio 1922
e la proclamazione a Beata avverrà il 23 maggio 1926. Il 14 gennaio 1934
la Chiesa, il papa Pio XI, riconosce la sua grandezza umana e spirituale e la
proclama Santa.
La storia del processo dell'unione del ramo francese con quello italiano della
Congregazione delle Suore della Carità di Santa Giovanna Antida Thouret,
sarà lunga, laboriosa e delicata. La Madre avrà gioito in cielo
della ritrovata unità delle sue figlie, avvenuta, dopo centotrent'anni,
nell'estate del 1957, quando si sono incontrate a Sancey, provenienti da ogni
luogo del mondo dove erano sparse.
Esse godono dell'attributo-eredità della loro unica Madre:"Madre
in Cristo" (LD: 90), "Sono la vostra prima Madre"(LD: 224), "Vi
sono Madre per la vita" (LD: 307),"Sono e sarò sempre la vostra
tenera Madre" (LD: 413) e del distintivo proprio del loro servizio dei
poveri a motivo della "Carità cristiana che abbraccia tutti i tempi,
tutti i luoghi e tutte le persone senza distinzione di età, di sesso,
né di condizione
" (Reg. 1820, 2a parte).