GIOVANNI GABRIELE PERBOYRE CM
(1802-1840)
di Thomas Davitt cm
(nostra libera traduzione dall'inglese)
Giovanni Gabriele Perboyre fu giustiziato dalle autorità della
Cina nel 1840. Aveva 38 anni ed era stato in Cina circa 5 anni. Nel primo di
questi anni iniziò ad imparare la lingua cinese ed intraprese il lungo
viaggio dalla Colonia portoghese di Macao alla sua destinazione nell'interno
della Cina.
E' chiaro che se vogliamo conoscere e capire quest'uomo che morì in Cina
dobbiamo guardare a ciò che aveva fatto prima di andare là.
Aveva trascorso 33 anni della sua vita in Francia, dove aveva esercitato tre
anni di ministero vincenziano prima della sua ordinazione, mentre ancora aspettava
di raggiungere l'età canonica per l'ordinazione sacerdotale. Dopo l'ordinazione
esercitò 9 anni di ministero prima di partire per la Cina.
Siamo fortunati ad avere ancora 102 sue lettere. Le prime di queste lettere
furono scritte quando aveva 15 anni, e le ultime durante i suoi ultimi mesi
in prigione. E' principalmente da queste lettere che noi possiamo conoscere
che tipo di persona era colui che sarebbe stato poi giustiziato in Cina.
Ci sono anche alcune lettere di persone che lo conobbero bene: lettere scritte
quando era ancora in vita, o poco dopo la sua morte. Sono molto importanti.
Altre lettere ancora, scritte molto dopo, hanno un tono agiografico e perciò
non sono molto utili a conoscere l'uomo vero.
Nacque nella fattoria del padre, Le Puech, vicino al villaggio
di Montgesty, a circa 115 chilometri da Tolosa. Era il primo di otto figli.
Essendo il figlio maggiore era scontato che dovesse succedere al padre nella
conduzione della fattoria. E pertanto fu considerato naturale che l'educazione
di base fosse tutto quello di cui aveva bisogno. Del resto i genitori avevano
deciso che una educazione superiore toccasse piuttosto al loro secondo figlio,
Louis, , il cui futuro non era nella fattoria . Luois era sei anni più
giovane di Giovanni Gabriele.
Il fratello del loro padre, Jacques, era un prete vincenziano, che era stato
ordinato all'inizio della Rivoluzione Francese. Durante i successivi agitati
anni era rimasto prete in clandestinità ed era sopravvissuto. Quando
le acque si calmarono gli fu offerta una parrocchia dal Vescovo di Cahors. Qualche
anno dopo chiese di essere esonerato perché voleva fondare una scuola
a Momtauban. Il suo scopo principale era di preparare i ragazzi ad entrare nel
seminario maggiore. Ricevette degli aiuti finanziari per questo da suoi parenti,
e 18 dei suoi nipoti furono educati nella sua scuola. Quando i genitori di Louis
decisero di dargli un'istruzione superiore, ovviamente scelsero la sua scuola.
Louis aveva solo 9 anni e Montauban era lontana 60 Km: avrebbe dovuto restare
lì per tutto l'anno scolastico. I suoi genitori erano preoccupati per
questo e non sapevano come Louis avrebbe reagito. Così decisero che Giovanni Gabriele, che aveva quasi 15 anni, sarebbe stato mandato con Louis per il primo
anno, per prevenire la nostalgia di casa. Ma sarebbe tornato nella successiva
estate per aiutare in fattoria.
Nel giugno 1817 quando suo padre andò a prendere Giovanni Gabriele per riportarlo
a casa, ricevette una sorpresa. Gli insegnanti della scuola erano rimasti impressionati
da Giovanni Gabriele. Essi avevano suggerito alla zio di fargli completare la scuola
secondaria e di farlo entrare poi al seminario maggiore per prepararsi al sacerdozio.
Né gli insegnanti né suo zio avevano parlato di questo a Giovanni Gabriele: avevano prudentemente aspettato l'arrivo del padre per discuterne prima
con lui. Il padre non fece obiezioni e tornò a casa: Giovanni Gabriele ebbe
così del tempo per riflettere. E' evidente che non aveva mai pensato
prima di farsi prete. Alcune settimane dopo, il 16 giugno 1817, egli scrisse
a suo padre dicendogli che dopo aver molto pregato aveva deciso di seguire il
suggerimento dello zio e di volersi preparare al seminario e al sacerdozio.
Avendo preso questa decisione, doveva studiare molto per mettersi a pari con
i ragazzi della sua età, e gli furono date lezioni extra per aiutarlo
in questo. Una delle materie che ebbe bisogno di studiare fu il Latino, che
non aveva neanche incominciato. Lo studiò per tutta le vacanze estive
del 1817 con un prete al quale suo zio aveva chiesto aiuto. Alcuni anni dopo
la morte di Giovanni Gabriele questo prete, rievocò quei giorni, e ricordò
alcuni episodi.
A Novembre aveva fatto sufficienti progressi per passare alla classe successiva.
Nella Pasqua 1818 passò di nuovo e nel Novembre 1818 saltò due
classi e poche settimane dopo arrivò all'ultimo anno. Nel primo trimestre
dopo l'estate del 1817 fu classificato come il secondo della classe, una valutazione
che conservò in seguito quasi sempre.
Alla fine del 1817 i Vincenziani avevano tenuto una missione a Montauban, e
Giovanni Gabriele aveva comunicato a suo zio che avrebbe voluto essere Vincenziano.
Suo zio non lo incoraggiò: e, in quel momento, fu probabilmente una risposta
corretta e prudente. Nel Maggio di quell'anno Jacques aveva scritto a un confratello
che aveva sette ragazzi nella sua scuola che volevano entrare nella Congregazione,
ma suo nipote non era menzionato fra quelli. Più tardi egli fu d'accordo
con Giovanni Gabriele, e in una lettera al Superiore Generale nel dicembre 1817 scrisse:
"Ho qui un mio nipote, che prenderà presto il nostro abito. Ce ne
sono anche altri, ma hanno bisogno di un esame più accurato".
Le cose erano ancora lontane dalla normalità a Parigi e non c'era alcuna
casa di formazione per i nuovi aspiranti. Jacques suggerì al Superiore
Generale che un seminari interno poteva essere istituito a Montauban. Questa
idea fu accettata, ed un anziano Vincenziano fu mandato da Parigi per esserne
il Direttore. Il 10 marzo 1818 Giovanni Gabriele fu accettato: il suo primo passo
per diventare un prete Vincenziano.
Durante il suo seminario interno Giovanni Gabriele continuò la sua istruzione
secondaria, poi studiò filosofia e insegnò anche nelle classi
inferiori. Il 28 dicembre 1820, nove giorni prima del suo diciannovesimo compleanno,
fu inviato a Parigi per iniziare Teologia. Il suo corso di teologia durò
da Gennaio 1821 a Ottobre 1823. Erano passati pochi mesi dal suo ventiduesimo
compleanno ed era troppo giovane per l'ordinazione.
Fu mandato ad insegnare in un convitto che la Congregazione aveva a Montdidier,
tra Parigi ed Amiens. Nell'Aprile 1824 fu ordinato suddiacono dall'Arcivescovo
di Parigi nella sua cappella privata. Nel Maggio 1825 fu ordinato diacono in
Saint-Sulpice. Il 23 settembre dell'anno seguente fu ordinate sacerdote nella
Cappella delle Figlie della Carità a Rue du Bac.
Per uno dei suoi viaggi a Parigi gli fu fornito un passaporto, che ci è
rimasto. E' descritto così: altezza 1,65 cm; capelli neri che scendono
sulla fronte; ciglia castane; occhi grigio-neri; naso regolare; labbra piccole;
barba nera; mento rotondo; viso tondo; aspetto rubicondo.
La barba nera doveva in realtà essere una leggera peluria, più
che una vera barba.
Suo zio cercò di far destinare Giovanni Gabriele a Maontauban, ma senza successo.
Egli fu assegnato a Saint-Flour nel Massiccio Centrale per insegnare Teologia.
In una lettera datata 2 novembre dice questo a suo fratello, e dice che è
contento dell'assegnazione, e che non poteva andare meglio per la sua salute.
Per il resto della sua vita, la salute gli darà sempre qualche problema.
Alla fine del suo primo anno lì, disse a suo padre in una lettera datata
14 Luglio 1826 che la sua salute era buona, ma era molto stanco; che sarebbe
stato a casa per le vacanze estive e che il vino di suo padre non sarebbe andato
bene a Saint-Flour.
Al suo ritorno a Saint-Flour nell'autunno si ritrovò con un nuovo lavoro
in una differente casa della città, una specie di convitto per studenti
che erano iscritti al college nella città. Ebbe l'incarico di porre fine
ad un periodo di difficoltà e problemi. Lo fece con grande successo,
e mantenne questo incarico per cinque anni.
Ci sono rimaste 23 lettere di questo periodo, soprattutto a suo fratello Louis,
che lo aveva seguito in Congregazione ed era a Parigi. All'inizio, nel suo primo
anno a Saint-Flour, Giovanni Gabriele aveva dovuto rendere conto ad un ispettore
didattico su situazioni finanziarie. In una delle sue lettere egli disse a questa
persona: "A parte lo stato di fatto in sé, per favore noti l'assurdità
della sua ipotesi". E' una cosa straordinaria che un prete di 25 anni dica
questa cosa ad un importante ispettore. Devono essersi stabilite presto buone
relazioni tra di loro, perché la stessa persona si adoperò con
successo per il conferimento a Giovanni Gabriele del grado di Bachelier-ès-Letters
dell'Università di Francia.
Giovanni Gabriele ebbe sempre ottime relazioni con Louis, come mostrano
le sue lettere. Da fratello maggiore poteva trattare Louis in modo amichevole,
ma poteva anche dargli i buoni consigli di un fratello grande a un fratello
di sei anni più giovane.
Louis sperava di essere mandato in Cina, e Giovanni Gabriele gli consigliò
di studiare fisica in un collegio statale, per ottenere una qualifica che avrebbe
potuto essere utile in Cina. Egli nota che egli stesso aveva avuto l'idea di
andare in Cina, e che questo poteva ancora succedere. In una lettera a suo fratello
dice che vedrà intorno a Saint-Flour per un buon cavallo da mandargli,
ma afferma che non pagherà lui: suo padre dovrà pagare!
Il 28 novembre 1829 scrive a Louis:
Non fare tante domande su di me. Se tu sapessi in che stato sono non mi tratteresti
così duramente. Per quanto abbiamo solo un centinaio di giovani, io sono
oberato di lavoro. Sono estremamente stanco: fisicamente e mentalmente. Non
so quale sarà l'esito di un malessere generale che ho avuto per molto
tempo e che sta progressivamente peggiorando.
La sua malattia, sotto forma di una continua stanchezza, è ricordata
in molte lettere. Nella Pasqua 1830 egli scrisse a Louis:
La quindicina di Pasqua, che per la maggior parte dei preti è di gran
lavoro, è un periodo di riposo per me. I ragazzi sono in vacanza. Avevo
bisogno di questa pausa. Durante gli ultimi sei mesi penso che non ho avuto
due giorni senza emicrania, dolori agli arti e sangue che sembrava un fuoco.
Niente mi impegna di più dei dettagli dell'amministrazione; niente assorbe
le mie forze come le preoccupazioni.
L'uomo che scriveva queste due lettere aveva solo 28 anni.
Sperava di incontrare Louis prima della partenza di questi per la Cina. Ma non
fu così. Louis fu ordinato sacerdote il 3 ottobre 1830 e salpò
per la Cina il mese seguente. Durante la seconda parte del suo viaggio, su un'altra
nave, tra l'isola di Réunion e Java, gli venne la febbre. Morì
il 2 maggio 1831, e fu sepolto in mare. La notizia di tutto questo non raggiunse
la Francia fino al Febbraio 1832. Giovanni Gabriele scrisse lettere molto commoventi
ai suoi genitori e a suo zio. A quest'ultimo espresse il desiderio di andare
in Cina al posto di Louis.
Nell'estate del 1832 fu richiamato da Saint-Flour a Parigi per aiutare il direttore
dei seminaristi e studenti, che era un confratello da prima della Rivoluzione
ed aveva 65 anni. La maggior parte del lavoro sembrò ricadere sul nuovo
assistente del direttore.
L'Assemblea Generale del 1829 aveva espresso l'auspicio che fosse istituita
una commissione per studiare i documenti della Comunità del periodo pre-Rivoluzionario
e Giovanni Gabriele ne fu nominato segretario.
Il 10 marzo 1834 scrisse a Jean-Baptiste Torrette, che era stato ordinato con
lui ed era stato mandato in Cina. Disse che aveva sperato di poter andare in
Cina, ma la sua salute era stata sempre un problema. Disse comunque che avrebbe
incoraggiato i suoi studenti a volerci andare. Mandò a suo zio la lettera
del Superiore Generale del Gennaio 1835, ed il primo numero degli Annales de
la Mission; entrambi pieni di molte cose relative alla Cina. Giovanni Gabriele continuò
a chiedere, ma il Superiore Generale rifiutò sempre le sue richieste
a causa della sua salute.
Alla fine la questione fu demandata al dottore per una risposta definitiva,
ed il dottore diede il suo permesso.
Nel Febbraio 1835 scrisse a suo zio per dirgli che aveva raggiunto il suo scopo
stava per andare in Cina.
In una lettera dalla Cina, datata 18 agosto 1836, a Jean Grappin, uno degli
Assistenti a Parigi, scrisse che fin da quando frequentava la scuola aveva avuto
una qualche vaga idea che la Cina era la destinazione che Dio gli aveva riservato.
Salpò da Le Havre nel marzo 1835 ed arrivò a Macao
il 29 agosto. Il 9 settembre scrisse a un confratello a Parigi dicendogli che
aveva cominciato a studiare il cinese:
Penso che ci vorrà molto tempo per imparare la lingua
Si dice che
Fr. Clet la parlò solo con difficoltà. Che io
.. possa essere
come quel venerabile confratello, la cui lunga vita apostolica fu coronata con
la gloriosa palma del martirio.
Alla fine della lettera egli dice che la sua salute è
migliorata. I confratelli portoghesi a Macao lo credevano cinese, mentre egli
credeva loro francesi
Il 21 dicembre intraprese il lungo viaggio verso la destinazione finale all'interno
della Cina, ma prima di partire scrisse una breve lettera a suo fratello Jacou,
che aveva seguito i suoi due fratelli più grandi nella Congregazione.
Gli disse che il viaggio sarebbe stato di 200 leghe, e che sarebbe più
di due mesi. 200 leghe sono circa 900 Km. Il viaggio durò più
di quanto aveva previsto e arrivò a Ho-nan solo il 15 giugno.
Continuò lo studio della lingua, ma lottando contro una
serie di problemi di salute.
Il 18 agosto scrisse a un confratello di Parigi chiedendo due o tre cinti per
contenere un'ernia inguinale sul lato destro, poiché non poteva continuare
senza. Quando alla fine i cinti arrivarono
erano quelli per il lato sinistro!
Non ci sono rimaste lettere del periodo tra la fine di Agosto e il 28 dicembre
1836. In una lettera con quest'ultima data, a un confratello a Macao egli nota
che la salute gli sta dando ancora più problemi: ha contratto una specie
di febbre e ha ricevuto l'estrema unzione, non ha potuto riprendere lo studio
della lingua fino a metà Novembre. A Dicembre ha predicato per la prima
volta in cinese.
Non ci è rimasta alcuna lettera dal Dicembre 1836 a fine agosto 1837. Durante i restanti mesi di quell'anno scrisse a confratelli di Macao e Parigi parlando di vari questioni pratiche. Diceva che se qualcuno non è stato di persona in Cina non può capire di che cosa i confratelli che sono in Cina stanno scrivendo. In Macao perciò ci dovrebbe essere sempre un confratello che abbia avuto personalmente esperienza di vita missionaria nell'interno della Cina, che potrebbe così rapportarsi in modo realistico e pratico ai problemi dei confratelli missionari.
Nel settembre 1838 fece notare a un confratello a Parigi che una progettata biografia di San Vincenzo in latino, per i confratelli cinesi, non avrebbe dovuto essere pubblicata finchè non ne fosse stata mandata a Macao una bozza. I confratelli di là, che avevano avuto esperienza di vita in Cina, avrebbero potuto decidere se corrispondeva ai bisogni dei confratelli cinesi. Diceva che i confratelli cinesi avevano difficoltà a comprendere L'imitazione di Cristo in latino. Qualche confratello francese di Macao lo criticava perché si occupava troppo di cose futili: egli ammetteva che poteva essere vero, ma non avrebbe mai cambiato opinione sulla questione della necessità di avere a Macao un confratello che avesse avuto esperienza personale della vita missionaria in Cina.
In una lettera a Parigi del 10 agosto 1839 egli dice che dal
settembre 1838 alla Pentecoste 1839 aveva dato 17 missioni, e che da allora
era estremamente impegnato. Aveva pensato di intraprendere un altro impegno
missionario, ma un altro confratello aveva deciso di prendere il suo posto "avendo
avuto pietà delle sue povere gambe". Questo significa che in agosto
e settembre Giovanni Gabriele rimase nella casa di comunità di Kou-tchen.
Il 15 settembre Giovanni Gabriele, Jean-Henri Baldus CM e Giuseppe Rizzolati OFM
(Giuseppe da Clauzeto) stavano facendo colazione insieme quando furono avvisati
che una banda di soldati si stava avvicinando e che dovevano scappare dal pericolo
imminente. Una feroce persecuzione anticristiana si stava sviluppando proprio
in quel periodo.
Giovanni Gabriele prese la direzione opposta agli altri due e quindi si separarono.
I soldati invasero la casa e la incendiarono.
Nel giro di due giorni Giovanni Gabriele fu trovato, dopo che i soldati avevano
picchiato un catecumeno e lo avevano costretto a rivelare dove era il prete.
Fu arrestato con due capi d'accusa: ingresso illegale in Cina e predicazione
di una religione straniera proibita. Ciascuna di queste accuse prevedeva la
pena di morte. Fu ovviamente ritenuto colpevole di entrambe le accuse e fu condannato
a morte.
La condanna a morte aveva bisogno della conferma dell'imperatore, così restò in prigione finchè non arrivò questa conferma nel settembre 1840. Fu giustiziato l'11 di quel mese, strangolato con una corda mentre era legato al patibolo.
Durante l'anno di prigionia fu trattato bene, tranne un periodo
in cui venne crudelmente torturato e malmenato sia in prigione che in tribunale.
Un confratello cinese, André Yang, ebbe modo di visitarlo in prigione
molte volte, facendosi passare come una persona interessata a studiare il sistema
carcerario cinese.
Poco dopo la morte di Giovanni Gabriele, Yang , in una lettera a un confratello di
Macao, rivelò alcuni dettagli e più tardi testimoniò al
processo di beatificazione.
Per la beatificazione di un martire, tutto quello che è necessario accertare è che la persona in questione sia stata messa a morte per una specifica motivazione anti-religiosa. Nel caso di Giovanni Gabriele uno dei capi d'accusa contro di lui era appunto che aveva predicato il Cristianesimo.
Fu beatificato il 10 novembre del 1889 e fu canonizzato il 2 giugno del 1996.