NOTIZIE CIRCA  

QUINZIO SIE’

(1780-1857)

 

 

nostra libera traduzione dal latino della

 

Narratio de Quincto Sié

qui anno 1857 capite plexus est in Ou-Tcheng

vicariatus de Kiu-Kiang (Kiang-Si sept.)

Tou-Se-We

Ex typographia missionis catholicae

1924

 

 

Quinzio Sié è nato intorno al 1780 nella sub-prefettura di I-hoang, che dipende dalla Prefettura Fou-teheou nel Kiang-Si. I suoi genitori e parenti, che facevano i pescatori, aiutavano spesso, correndo gravi rischi,  i missionari che tentavano di entrare  da Macao nella Provincia di Kiang-si.

Non conosciamo molto dell’adolescenza di Quinzio. Si  racconta che nella città di Nan-tchang, abbia svolto le funzioni di segretario del Prefetto dell’erario, anche grazie alla conoscenze che aveva acquisito nella lingua cinese. Poi si trasferì nella città di Ou-tcheng, ma non ne sappiamo il motivo.

In questa città, che si trova sulla costa meridionale del lago Po-yang, abitavano alcuni parenti di Quinzio. La sua pietà e altri doti del suo animo furono notate dal missionario che si occupava della comunità cristiana di Ou-tcheng: D. Anot, sacerdote di venerata memoria, che poi lavorò per 50 anni nelle difficili missioni della Provincia del Kiang-Si e nel 1893 morì all’età di 80 anni.

Fu questo santo confratello  a nominare Quinzio Siè catechista, gli affidò la cura della piccola chiesa e la guida della comunità quando per lungo tempo era assente.

Allora Quinzio Sié, con la moglie e il figlio Giovanni, andò ad abitare nella sede della missione. Questa casa, costruita nello stile cinese, era formata da molte stanze, la più grande delle quali fungeva da chiesa per i fedeli del luogo. Sono ancora vivi (nel 1924, ndr) molti vecchi, maschi e femmine che videro e conobbero Quinzio Sié: tutti unanimemente lodano la pietà, lo spirito di mortificazione, lo zelo e la carità di questo anziano catechista.

La devozione di Quinzio per la Passione di Gesù Cristo era grandissima: in suo onore esercitava la pratica della via crucis o osservava il digiuno, anche fuori della Quaresima. Grazie al suo esempio e al suo zelo i Cristiani rimasero saldi nell’osservanza dei precetti cristiani anche durante la lunga assenza del missionario.

Quinzio Sié pertanto ha lasciato a Ou-tcheng la fama di ottimo e straordinario cristiano, e la sua positiva  influenza si fece sentire sui Cristiani, ma anche sui pagani.

In quei tempi le Provincie meridionali della Cina furono messe a ferro e fuoco dai ribelli che si definivano “L’Impero celeste della grande pace” , ma che dal popolo venivano chiamati “I lunghi capelli” , perché non si radevano il capo come gli altri cinesi sudditi dell’Imperatore, che aveva imposto ai cinesi l’uso tartaro di radersi appunto il capo.

La Provincia del Kiang-si, diventata la capitale dei ribelli, fu completamente devastata, tanto che nessuna della 70 sub-provincie rimase indenne. Questa situazione durò fino al 1864, quando, con l’aiuto delle flotte francese e inglese, i ribelli furono sconfitti dall’esercito dell’Imperatore e la città di Nan-king fu liberata.

Intanto nel 1857 c’era nella Provincia del Kiang-Si un capo militare, di nome Peng Yu-ling, rappresentante del famoso capo Tseng Kouo-fan, originario della Provincia di Hou-nan, inviato, con pieni poteri anche di vita e di morte, a combattere i ribelli nelle Provincie di Hou-nan, Hou-pé, Kiang-si, Kiang-nan, Tché-kiang. Il titolo di cui si fregiava era “Kong-pao”, cioè “Pacificatore Pubblico”, da cui il suo nome  Peng Kong-pao o Peng Ta-jen; ma dal popolo gli era stato aggiunto il soprannome Peng Ta-tié, cioè “Fabbro ferraio”: sia per la sua crudeltà e durezza, sia per il colore nero del volto.

Essendo giunto questo capo nella città di Ou-tcheng, fu  invitato dai mandarini della città a un pranzo. Durante il pranzo si parlò della religione cattolica. Quando Peng Yu-ling sentì che nella città di Ou-tcheng non solo c’erano dei Cristiani, ma vi si trovavano anche dei loro luoghi di culto, e che la loro guida era Quinzio Sié, uomo che godeva di grande stima e rispetto, si arrabbiò a tal punto che, terminato il pranzo, si recò nella sede della Missione.

Il Catechista stava mangiando: nella casa, oltre la moglie di Quinzio, abitavano anche una vergine di 40 anni e una vedova col suo bambino, ai quali Quinzio, con generosa carità, dava vitto e alloggio.

Peng Yu-ling, entrato nella sede della missione, aggredì Quinzio, chiamandolo “cristiano, distruttore di religione”. Questa espressione è ancora (nel 1924, ndr)  in uso presso i pagani per offendere i cristiani.

Il Catechista si pose di fronte al capo “pacificatore” e  tra  i due ci fu un dialogo grosso modo con queste parole:

Capo: “Sei un ribelle?”

Catechista: “Non sono un ribelle, ma un Cristiano”

Capo: “Chi ha costruito questo luogo di culto?”

Catechista: “Tutti i Cristiani del luogo”

Capo: “E dove sono questi Cristiani?”

Catechista: “Alcuni Cristiani sono contadini, altri commercianti o operai; tutti abitano a Ou-tcheng”

Capo: “E tu, che fai qui?”

Catechista: “Dopo che il mio commercio è fallito, mi sono stabilito qui”

Capo: “Sei Cristiano?”

Catechista: “Sì, sono Cristiano”

Capo: “Sei disposto ad abiurare la tua religione?”

Catechista: “Gli Imperatori  Tao-koang, defunto, e Hien-fong, ora regnante, permisero la religione cristiana e non comandarono di abiurarla”

Capo: “Dunque rifiuti di abiurare?”

Catechista: “I miei antenati adoravano Dio; io, a ottanta anni, come potrei ripudiare Dio e la religione?”

Allora uno dei presenti fece notare al Capo che abiurare solo a parole comunque non valeva a niente, e che bisognava dunque richiedere un evidente atto di ripudio della religione. Peng Yu-ling fu subito d’accordo. C’era lì vicino della calce. Con essa fu fatta sulla soglia della casa una croce. Questo modo di richiedere l’apostasia non deve meravigliare e non era nuovo. Quasi nello stesso periodo un magistrato nella città di Kan-tcheou  aveva disposto che sulla soglia delle porte della città  fosse inciso un segno di croce, perché in questo modo i Cristiani che entravano in città fossero riconosciuti e arrestati.

I soldati trascinavano  Quinzio, che si opponeva, perché con forza calpestasse la croce: ma quello si buttò a terra  per non essere costretto a farlo.

Il Capo, esasperato dalla costanza di Quinzio, ordinò che, tirato fuori dalla casa, fosse decapitato.

E questo fu subito fatto, nel luogo detto “Ta-keou-hang”, il secondo giorno della decima luna, nel settimo anno dell’Impero di Hien-fong (17 novembre 1857).

La sera dello stesso giorno alcuni coraggiosi Cristiani seppellirono il corpo del martire, posto in una bella bara insieme con la testa, nel cimitero della missione.