PRESENTAZIONE
di P. Gianfranco Todisco
Vescovo di Melfi-Rapolla-Venosa
A poco meno di un anno dalla morte del
santo Curato d'Ars, ad Hebo, piccolo villaggio dell'Eritrea, il 31 luglio 1860
moriva san Giustino de Jacobis, missionario vincenziano in Abissinia.
Durante l'omelia della sua canonizzazione, avvenuta il 26 ottobre 1975, Paolo
VI disse: "San Giustino ha un solo torto: quello di essere poco conosciuto".
Con la pubblicazione della terza edizione della sua biografia ad opera di padre
Giuseppe Guerra c.m. nel 150mo delia morte si intende riparare a quel torto,
più nostro che del Santo, affidando a questa nuova collana delle Edizioni
San Paolo dedicata ai testimoni della fede, il compito di far conoscere ad un
pubblico più vasto ì'Abuna Jacob, come familiarmente veniva chiamato
il missionario vincenziano, originario di San Fele (Pz) nella Diocesi di Mclfi-Rapolla-Venosa,
che dal 1839 alla sua morte ha evangelizzato l'Abissinia, il vasto altopiano
che dall'Etiopia si estende fino all'Eritrea, dal 1993 stato indipendente.
Chi si reca in quei luoghi, martoriati, ancora oggi, da lunghi mesi di siccità
e da una situazione politica che si fa, giorno dopo giorno, sempre più
difficile, mettendo a dura prova la pazienza di un popolo mite che non trova
altra via di scampo se non la fuga, resta stupito dalla devozione e dalla popolarità
che san Giustino gode, ancora oggi, in quelle terre. Tutti ne parlano come se
l'avessero conosciuto di persona, e lo considerano ancora vivo in mezzo a loro.
La sua immagine, che lo raffigura avvolto dai tradizionale scialle bianco con
la berretta in testa ed il bastone in mano, dipinta su tela o sulle pareti,
è presente non solo nelle chiese cattoliche ma anche nelle case e nei
luoghi pubblici frequentati dai cristiani, senza quella ostentazione che potrebbe
avere il sapore di fanatismo religioso. Per questa gente, san Giustino è
come san Francesco d'Assisi per gli italiani, anzi qualcosa di più. È'
il familiare di cui si è veramente orgogliosi, perché il suo insegnamento
e la sua coraggiosa testimonianza di fede è un esempio luminoso da imitare
e segno di speranza per un popolo che ancora oggi soffre tante ingiustizie.
Padre Guerra, in questo completo ed agile sunto che fa della vita di san Giustino,
traccia non solo i dati salienti della sua attività missionaria, ma ne
mette in evidenza anche la peculiarità e l'attualità del messaggio:
l'evangelizzazione ai lontani, il rispetto per la dignità e la cultura
di ogni persona, esempio luminoso di inculturazione e di apertura ecumenica,
e come il santo Curato d'Ars. esempio di totale fedeltà alla propria
vocazione religiosa e sacerdotale, al punto da farsi "tutto a tutti",
fino all'estremo delle forze, mostrando quale strada percorrere per una efficace
ed incisiva evangelizzazione, anche in ambienti ostili e refrattari ad ogni
annuncio della Parola di Dio.
La strategia usata da san Giustino non è stata quella della sapienza
umana ma dell'amore, raccogliendo frutti che altri missionari prima di lui,
nonostante le capacità e gli sforzi profusi, non hanno potuto mai assaporare.
Auguriamoci che la presente biografia, pur nella sua sostanziosa brevità,
permetta ad un pubblico più vasto di conoscere meglio questo infaticabile
apostolo, e di ravvivare in tutti -laici, religiose, religiosi e presbiteri
- l'ansia evangelizzatrice della Chiesa che non conosce confini, santificando
con la loro presenza l'ambiente in cui il Signore li chiama ad operare, e fecondandolo
con la santità della loro vita.
+ P.Gianfranco Todisco
Vescovo di Melfi-Rapolla-Venosa